Pablo Neruda

Le api secondo Neruda

Pablo Neruda

1957 – TERZO LIBRO DELLE ODI

Moltitudine di api!
Entra ed esce
Dal carminio, dall’azzurro,
dal giallo,
dalla più tenera
morbidezza del mondo:
entra in
una corolla
precipitosamente,
per affari, esce
con un vestito d’oro
e gli stivali
gialli.

Alda Merini

Ape regina

Ape regina Accarezzami musica scorri su me come acqua d'argilla, scorri sulla mia bianca pietà: io sono innamorata di un aedo, sono innamorata del cosmo tutto, sono piena d'amore sono l'ape regina col ventre gonfio dei due golfi perfetti, dolcissimo chiaro preludio a una polluzione d'amore. L'uomo scorre sulle mie bianche viscere non s'innamora mai perchè sono accademia...

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Italo Calvino

Cosimo, il cavaliere e le api

… Ma c’era un segno che ricorreva sempre in quei paraggi: delle api che volavano. Cosimo finì per convincersi che la presenza del Cavaliere era collegata con le api e che per rintracciarlo bisognava seguirne il volo. Ma come fare? Attorno a ogni pianta fiorita c’era uno sparso ronzare d’api; bisognava non lasciarsi distrarre da percorsi isolati e secondari, ma seguire l’invisibile via aerea in cui l’andirivieni d’api si faceva sempre più fitto, finché non si giungeva a vederne una nuvola densa levarsi dietro una siepe come un fumo.

La favola delle api

La favola delle api

Un numeroso sciame di api abitava un alveare spazioso. Là, in una felice abbondanza, esse vivevano tranquille. Questi insetti, celebri per le loro leggi,  non lo erano meno per il successo delle loro armi e per il modo in cui si moltiplicavano. La loro dimora era un perfetto seminario di scienza e d’industria. Mai api vissero sotto un governo piú saggio; tuttavia mai ve ne furono di piú incostanti e di meno soddisfatte. Esse non erano né schiave infelici di una dura tirannia, né erano esposte ai crudeli disordini della feroce democrazia. Esse erano condotte da re che non potevano errare, perché il loro potere era saggiamente vincolato dalle leggi.

Mosca era vuota

Mosca frattanto era vuota. C’era ancora gente, ci rimaneva ancora la cinquantesima parte degli abitanti di prima, ma era vuota. Era vuota come un’arnia che langue senza l’ape regina. Nell’arnia senza regina non c’è più vita, ma ad uno sguardo superficiale essa sembra viva come le altre.

 

Ai caldi raggi del sole di mezzogiorno le api turbinano intorno all’arnia senza regina altrettanto allegramente come intorno alle altre arnie vive; allo stesso modo se ne spande lontano l’odore di miele, allo stesso modo vi entrano e ne escono a volo le api. Ma basta guardarla attentamente per capire che in quell’arnia non c’è più vita.

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