Api e Sicilia, quali novità

Sabato 2 febbraio si è svolto a Palermo, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, il convegno di presentazione dei risultati del primo anno di attività del progetto di conservazione e reintroduzione della sottospecie a rischio di estinzione Apis mellifera siciliana. Il progetto, finanziato dalla Regione Siciliana, Dipartimento regionale degli Interventi Strutturali per l’agricoltura, è coordinato dal Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca di apicoltura e bachicoltura di Bologna (CRA-API) in collaborazione con l’Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari Dipartimento Interventi Infrastrutturali SOAT di Collesano, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Palermo, l’Università di Palermo e del Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari e Ambientali dell’università di Catania (DiGESA), Slow Food e l’apicoltore Carlo Amodeo, che ha conservato negli anni la razza autoctona di ape nera siciliana.Presentati i primi risultati del progetto di reintroduzione dell’ape nera siciliana ApeSlow: ritrovate nuove 16 linee genetiche che si aggiungono alle tre famiglie sopravvissute e conservate sulle isole, individuate quattro potenziali stazioni di fecondazione, oltre 62 apicoltori coinvolti.

 

Nel 2012 i ricercatori del CRA-API e dell’IZS hanno individuato tramite analisi genetiche e biometriche 16 linee materne da utilizzare per l’allevamento di alcune migliaia di nuove regine di A. m. siciliana. In questo modo si potrà aumentare la variabilità e quindi la biodiversità delle api autoctone che si erano ridotte a sole tre linee pure accertate. Dei circa 70 apicoltori che avevano chiesto di aderire al progetto, sono stati selezionati sulla base di criteri prestabiliti (avere alveari regolarmente censiti, localizzazione), 49 apicoltori che si sono riuniti nel giugno scorso formando la “Associazione Allevatori Apis mellifera siciliana”: appartengono soprattutto alla Sicilia occidentale, dove l’ibridazione con la ligustica (l’ape più diffusa in Italia) in passato è stata minore. Agli apicoltori che avevano le caratteristiche adatte ad allevare api nere, sono state distribuite celle reali di ape nera per amplificare la presenza di questa sottospecie sul territorio. Da una cella reale nasce una regina che si accoppia poi con i maschi (fuchi) presenti in quel territorio. A causa della peculiare biologia dell’ape, i maschi prodotti da una regina rispecchiano solo il genotipo materno (nascono da uova non fecondate) e non è quindi importante che le regine nate dalle celle reali distribuite si siano fecondate con fuchi “siculi”: in ogni modo produrranno esse stesse fuchi “siculi”. In questo modo si prevede di “scurire” progressivamente le api di un dato territorio. Poco alla volta, negli anni, il patrimonio apistico acquisirà caratteristiche produttive caratteristiche della nera siciliana e anche maggiori resistenze legate alla presenza di una maggiore varietà genetica.

 

Nell’ambito del progetto sono stati svolti degli eventi formativi, tra cui un corso per la formazione di allevatori di regine tenuto dal professore Santi Longo e dalla professoressa Gaetana Mazzeo, del dipartimento DiGESA dell’Università di Catania, per quanto riguarda gli aspetti teorici, e dall’ apicoltore Carlo Amodeo per quanto riguarda gli aspetti pratici. Alla formazione hanno partecipato un totale di 41 apicoltori di cui 26 facenti parte della associazione della ape nera siciliana. La stessa Università ha svolto anche ricerche sulla attività pronuba – cioè sull’attività di impollinazione delle colture – dell’ape nera siciliana a confronto con altri insetti, quali l’ape mellifera ligustica e il bombo terrestre. La ricerca si è svolta in campi sperimentali in provincia di Siracusa, in parcelle (allo scopo isolate in tunnel) coltivate a carciofi di due varietà: il violetto di Sicilia e il brasiliano Nobre. I risultati hanno evidenziato effetti diversi dei pronubi sulle due cultivar, probabilmente da imputare, in parte, a differenze genetiche tra queste. Tra gli aspetti interessanti è emerso, tra l’altro, che Apis mellifera siciliana ha mostrato un diverso tempo di permanenza sui capolini rispetto ad Apis mellifera ligustica e, sulla cultivar Violetto di Sicilia, ha consentito di ottenere una produzione di semi lievemente superiore in peso e numero rispetto a quella ottenuta con ape mellifera ligustica e bombi terrestri. La ricerca, appena avviata, offre interessanti spunti di approfondimento, pertanto, nel secondo anno di attività saranno allestite prove finalizzate a definire meglio il ruolo delle due sottospecie nell’impollinazione di tale coltura. Da segnalare inoltre un incontro formativo sul polline tenuto lo scorso gennaio da un apicoltore toscano Aldo Metalori a Caltavuturo.

 

Alcuni apicoltori dell’associazione, Vincenzo Stampa di Trapani e Sergio Sapienza di Palermo, hanno presentato le quattro possibili stazioni di fecondazione da attivare nel 2013, dove verranno portate le regine vergini e le famiglie con le regine dello scorso anno per la produzione di fuchi. I luoghi individuati sono in provincia di Palermo e sull’isola di Marettimo (in provincia di Trapani). Le stazioni di fecondazione sono state scelte valutando la presenza di fattori ambientali favorevoli barriere geografiche come vicinanza a promontori con altitudini rilevanti e vicinanza al mare , l’assenza di nomadismo o di alveari stabili di apicoltori non aderenti al progetto nel raggio di 5 km.

 

Il progetto ha suscitato grande interesse tra gli apicoltori siciliani. Ad oggi altri 25 apicoltori hanno richiesto celle per il 2013: 4230 celle nella sola provincia di Palermo, 446 in quella di Trapani, 1000 a Catania, 290 a Messina, 230 ad Agrigento e 652 Ragusa, per un totale di 6238 celle. Le attività previste dal progetto nel 2013 saranno la produzione di nuovi fuchi dalle regine provenienti dalle celle distribuite l’anno scorso, la produzione di regine da madri di nera sicula completamente rispondenti alle caratteristiche di razza appartenenti alle nuove linee trovate in vari luoghi della Sicilia e dalle famiglie già note allevate sulle isole di Ustica, Vulcano e Filicudi, ; la fecondazione delle regine nelle stazioni di fecondazione individuate nel 2012 dove saranno portati i fuchi maturi provenienti dagli allevamenti coinvolti nel progetto, la distribuzione delle regine fecondate.

 

Accanto a queste attività proseguirà la ricerca di nuove linee genetiche in tutta la regione, segnalate da apicoltori che ritengono di possedere api di presunta razza nera siciliana.

 

Il lavoro di produzione di celle reali, e quello di individuazione delle stazione di fecondazione, è stato possibile grazie all’impegno di alcuni apicoltori – Susanna Spisso, Nicola Cirrito, Sergio Sapienza, Fortunato Battaglia, Giovanni Caronia e Giulio Vitale – alcuni dei quali membri del Presidio Slow Food dell’ape nera sicula. Il Presidio, che riunisce otto apicoltori è nato nel 2008 e, da subito, cogliendo l’allarme sulla possibile estinzione della nera siciliana lanciato da Carlo Amodeo, ha stimolato apicoltori e istituzioni affinché sostenessero un forte progetto di reintroduzione. Il progetto di reintroduzione coordinato dal Cra-Api è stato proposto alla Regione Siciliana dagli apicoltori del Presidio e da Slow Food ed è unico in Europa, per il momento. Ha suscitato l’interesse di molti enti di ricerca a livello europeo che vorrebbero avviare esperienze simili anche all’estero, per conservare altre popolazioni autoctone di api a forte rischio di estinzione.

 

Per maggiori informazioni sul progetto: www.cra-api.it

[articolo ripreso da http://www.fondazioneslowfood.it/]

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